Durante il racconto, attraverso i primi accenni alla particolare origine delle robbe, ci si sposta nel cuore di Robba Piddizzuna, come un minuscolo borgo quasi intatto. Ne attraverseremo le viuzze alla scoperta delle antiche storie di persone e luoghi, porta per porta, sino a raggiungere la minuscola chiesetta di San Giuseppe della Campagna, con la sua statua sudamericaneggiante, protagonista di un’altra leggenda, legata alla sua creazione, e della festa, a maggio, con gli antichi giochi popolari tra cui “l’antinna” (una sorta di albero della cuccagna).
Da lì, oltre ad un altro antico abbeveratoio (Milena, proprio per la sua conformazione caratterizzata dalle robbe, ne ha tantissimi oggi e ancora di più in passato), si gode di una magnifica vista della vallata con, sullo sfondo, Sutera e la sua rocca. La nonna Maria era la nonna materna di Carmelo e questo itinerario è accompagnato dalle storie che lei raccontava. Una di queste narra di quando si riunivano per vedere scendere le processioni di San Paolino e Sant’Onofrio dalla montagna di Sutera. Questa storia è molto particolare perché, per la festa di San Paolino, ogni martedì dopo pasquetta, la statua del nobile Santo, Vescovo di Nola, scende da sola, per risalire la domenica successiva, ed è possibile da lì distinguere nitidamente le persone e la statua durante la processione. Nonna Maria raccontava di come andassero ad appostarsi presso la chiesetta di San Giuseppe con delle uova sode, tipiche del periodo pasquale, o con “lu gadduzzu” di Pasqua, dolce che, a sua volta, conteneva un uovo sodo per mangiarlo durante la discesa della processione. Per la festa di Sant’Onofrio, invece, la prima domenica di agosto, il Santo Eremita scendeva accompagnato da San Paolino perché, come narra la leggenda, grazie ad un miracolo riuscì a sfuggire alle fiamme del diavolo, e per questo è intimorito ad affrontarle da solo. Addirittura, a quei tempi, quando la montagna non era ancora ricoperta da alberi ma solo da sterpaglia, si soleva, per tradizione, incendiare la montagna durante la discesa dei Santi sempre accompagnati dalle loro preziose urne che ne custodiscono le reliquie.
Racconta Carmelo: “Robba Piddizzuna è la robba della mia infanzia, dove sono cresciuto, c’è ancora la casa disabitata dei miei nonni … potrei raccontare la storia e il significato di ogni granello di gesso di cui è composta, chi abitava ogni porta e tantissimi dei suoi segreti …”.